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Istituzionalizzata nel 1998 con Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri su richiesta dell’Anmil, la celebrazione di questa importante giornata sarà caratterizzata da dibattiti e momenti di riflessione sulle realtà socio-economiche del nostro Paese e sulla necessità di tutela che deve essere garantita alle vittime del lavoro per una più equa e adeguata assistenza.

Come ricordato dal Presidente di Anmil Franco Bettoni, tutto questo oggi, purtroppo è legato a una normativa obsoleta che risale al Testo Unico Infortuni del 1965 di cui Aifes sollecita una solerte revisione.

Nelle numerose iniziative messe in atto da Aifes saranno affrontati, sia a livello nazionale sia a livello locale, il tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.

Ricordiamo, infatti, come la relazione annuale recentemente presentata dall’Inail ha fatto registrare quasi trenta mila casi d’infortunio in meno e decessi più che dimezzati negli ultimi dieci anni. In crescita invece le malattie professionali, poco osservate nel passato ma in continua espansione.

Gli infortuni sul lavoro, in Italia, quindi sono in calo. La relazione annuale recentemente presentata ha fatto registrare quasi trenta mila casi d’infortunio in meno e un numero di decessi dimezzato negli ultimi dieci anni.

Prosegue pertanto la parabola decrescente che nel 2014 ha già visto i dati scendere del 6,3% rispetto all’anno precedente, in linea anche con la diminuzione delle denunce presentate: 663.149, il 4,6% in meno rispetto alle 694.902 dei dodici mesi precedenti, il 24% in meno rispetto il 2010.

Una buona notizia che non deve indurci ad allentare la pressione sui soggetti in causa, datori di lavoro in primis ma anche e soprattutto lavoratori, spesso inconsapevoli dei rischi cui quotidianamente vanno incontro e sull’efficacia dei sistemi.

Godiamoci la diapositiva scattata dall’Inail il cui risultato positivo va attribuito anche a noi e a quei soggetti formatori che con serietà fanno della formazione per la prevenzione la propria “Mission” ma non dimentichiamo che se i dati offrono lo spaccato di un Paese in cui la sicurezza ha fatto importanti passi in avanti, per il diffondersi di altri pericolosi fenomeni, occorre perseverare negli sforzi, sia per quanto riguarda gli incidenti senza gravi conseguenze, sia, a maggior ragione, per quelli mortali. Purtroppo, le morti bianche accertate nel 2014 sono state 662, ancora troppe anche se meno rispetto alle 1.278 del 2004. La metà in 10 anni, con un dato sceso del 6,8% rispetto ai 710 casi del 2013 e del 31% sul 2010.

Un dato da osservare: oltre la metà dei decessi è avvenuto fuori dall’azienda (358), ovvero con mezzi di trasporto o in itinere. Lo stesso vale per il 18% dei 437.357 infortuni totali riconosciuti. “Gli infortuni sul lavoro devono entrare nel giudizio di qualità sulle opere”, perché la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori “è un valore di civiltà”, ha dichiarato il presidente dell’Inail, Massimo De Felice.

Una maggiore tutela dell’incolumità, già di per sé fondamentale e necessaria, porterebbe, infatti, a ricadute positive anche in termini economico-produttivi. Nel 2014, gli infortuni sul lavoro hanno causato circa undici milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail. “In media ottantadue giorni per gli infortuni che hanno provocato menomazione e circa venti giorni in assenza di menomazione”.

Un altro fronte aperto riguarda poi le malattie professionali. Il Rapporto evidenzia come le denunce di malattia siano state circa cinquantasette mila e 400 (circa cinque mila e 500 in più rispetto al 2013), con un aumento di poco più del 33% rispetto al 2010. Né è stata riconosciuta la causa professionale al 35%, il 2% è ancora “in istruttoria”. Il 62% delle denunce è per malattie del sistema osteo-muscolare (cresciute del 78% rispetto al 2010).

È importante ribadire che le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 43 mila; di cui circa il 40% per causa professionale riconosciuta. Sono stati 1.700 i lavoratori con malattia asbesto-correlata.

I lavoratori deceduti nel 2014 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 1.488, il 26% in meno rispetto al 2010, con la maggior parte dei decessi (85%) avvenuto oltre i settantaquattro anni di età (il 22% con almeno 85 anni). Si sono registrati inoltre 414 decessi da patologie asbesto-correlate per una piaga, quella dell’amianto, che uccide ancora tre mila persone ogni anno, otto al giorno.

Le denunce che fanno riferimento alle cosiddette tecnopatie sono cresciute di un terzo negli ultimi cinque anni: 57.391 nel 2014 e circa 5.500 in più rispetto al 2013, il 62% delle quali legate a disturbi al sistema osteo-muscolare. “È importante ribadire che le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono stati circa 43 mila, il 40% dei quali per causa professionale riconosciuta dall’Istituto”.

Numeri importanti, positivi ma pur sempre riconducibili a lavoratori che hanno perso la vita, che hanno subito infortuni gravi o malattie invalidanti. Numeri che ci ricordano come ci sia tanto lavoro da fare e soprattutto come sia urgente raggiungere quei luoghi di lavoro, quelle imprese, quei lavoratori che per tanti motivi continuano a sottovalutare pericoli e rischi correlati alla propria attività lavorativa.

Aifes dal canto suo ha cercato di dare il massimo, incrementando la propria attività sotto il profilo delle relazioni istituzionali, ottenendo importanti accreditamenti presso le regioni Piemonte e Sicilia, sottoscrivendo un accordo di partnership con il dipartimento d’ingegneria dell’Università RomaTre e per il rilascio dei crediti formativi, con l’ordine nazionale degli ingegneri.

Per gli aspetti organizzativi l’associazione è intervenuta incrementando e qualificando i propri centri di alta formazione territoriale attraverso accordi con imprese e organizzazione dei lavoratori per la realizzazione di corsi informativi e formativi rivolti soprattutto alla sensibilizzazione delle aree maggiormente a rischio infortunio. Un impegno molto dispendioso che però sta restituendo risultanti importanti anche in termini di prevenzione generale, come testimoniano i dati Inail.

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